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11 dicembre 2006

Borat

Borat non è un bel film. Però è di moda - ed era solo prevedibile che lo diventasse.

Ci sono stati già molti predecessori di Borat, ma si può dire che Sacha Baron Cohen (l'attore di cui Borat è una maschera) abbia perfezionato la loro arte - e questo non sarebbe un grande titolo di merito. Però è diverso. Non tanto perché alza la sbarra ad un livello non ancora azzardato. Non è una fuga in avanti nel cafone dileggio dell'ignaro povero fesso di turno, ma mostra una specie di "proprietà riflessiva" che se è già apparsa, mai lo aveva fatto con tanta virulenza. E' difficile non guardarlo e non riconoscersi nelle vittime.

Borat è il rappresentante di un mondo arretrato e misero, che pensa di potersi emancipare abbracciando una modernità che non capisce e che non può capire.

Gli antagonisti di Borat applicano il protocollo occidentale del politicamente corretto nella comunicazione col "diverso". Così sono semplicemente dei "tipi", il dileggio trascende la loro persona. Ognuno può chiaramente riconoscersi nella situazione perché il conformismo lo farebbe agire così.