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30 settembre 2011

Si fa presto a dire nichilismo... - qualche problema.

Questa è una di quelle parole che tutti pensano di sapere esattamente che cosa significa.
Ma, non c'è un solo nulla e il nulla non è tutto nel nichilismo.

In effetti, il nichilismo non è univoco, è composito. Eppoi, come molte parole di successo con una loro storia, il significato di nichilismo è stratificato e le varie accezioni non sono veramente coerenti nel loro insieme. Per di più, siccome se ne parla abbastanza spesso, nuove accezioni sono in fieri...


Dunque è abbastanza difficile cercare un referente preciso nel nichilismo. In questo senso l'approccio storico, il nichilismo come storia dell'avvento della crisi, ha almeno l'apparente pregio di essere più accessibile e maneggiabile. Tuttavia vi si predicano apparenti banalità che invece non sono chiare per niente. (La storiografia del nichilismo fa parte anch'essa della storia nichilismo).

Se i valori cardine a cui si riportano tutti i giudizi morali sono falsi, ne consegue non tanto una valutazione che è fatalmente orientata alla negatività, ma anche la condanna alla fallibiltà del valutare.
Ed è qui che il nichilismo trova una descrizione tecnica, che è in fondo la più affidabile: aporia nelle valutazioni. Questa è la più genuina pars destruens del nichilismo, l'assenza o la relativizzazione di un metro di giudizio. Ciò che ne consegue, non è più genuino nichilismo. La distruzione non è propriamente nichilismo, per quanto suoni paradossale.

E questo non è contraddetto dall'approccio storico al nichilismo.
Si mantiene che questo approdo concettuale definito nel XIX secolo, ha portato a notevolissime conseguenze nel XX. Ma queste non sono contenute nel nichilismo per se, ci si è messo altro... La lotta titanica dei massimalismi opposti al blocco delle democrazie "mercatiste" procedeva da un'assegnazione di valori inconciliabili. La dinamica concettuale delle guerre del XX secolo eccheggia quella delle crociate: nessun voleva imporre il nichilismo, ma agiva dietro lo scudo ideologico dei suoi valori.

Però, a differenza delle crociate, il modo è stato nichilistico. E' stato nichilistico in un senso contenuto nell'aspetto distruttivo (che, ripeto, non è propriamente nichilismo), per la repulsione più o meno marcata di qualunque remora, o decenza, o moderazione nella distruzione. Questo non deriva da "volere il nulla", ma dalla ricerca dell'efficenza - un efficenza definita secondo modelli derivati dall'industrializzazione e, cioè, dall'economia.
E d'altra parte, l'esecuzione sarebbe stata possibile se gli esecutori non fossero stati profondamente burocratizzati? Se non avessero avuto inculcata la coscienza che fare bene era assolvere al compito di ingranaggio in un meccanismo efficiente, per questo stesso assolti preventivamente da tutte le conseguenze, tranne una: il fallimento?
[Ed è francamente illusorio, perfino patetico, pensare che ci sia una diffusa coscienza morale che potrebbe frenare queste azioni. Per millenni la massa si è contentata e per millenni si contenterà di recitare la propria parte in commedia, di fare il "proprio dovere", di essere conformi al porprio gruppo nella più completa acriticità. L'atrocità e la scala dei delitti è direttamente proporzionale al senso della decenza].
E la burocratizzazione - ciò che ha permesso di organizzare e dirigere forze immense quali non ve ne furono mai prima - non è l'industrializzazione dei processi decisionali?

La storia delle guerre del XX secolo non sarebbe quale la conosciamo se non fossero state condotte con criteri economici e senza burocratizzazione. La Germania fu schiantata due volte solo attraverso un progressivo logoramento della sua capacità produttiva; lo sterminio degli ebrei non avrebbe potuto raggiungere le cifre ottenute senza un'impianto burocratico-economico; la bomba atomica fu, dal progetto Manhattan allo sganciamento, sostenuta dalla coessenza di interessi economici.


Questi sono gli elementi genuini della distruttività del XX secolo, è molto più incerto cercarli in una crisi di valori. E la situazione tale è rimasta in tempo di pace. Le condizioni che hanno mandato al forno 6 milioni di Ebrei sono ancora tutte lì, non perché non si sia superato il nichilismo, ma perché la macchina organizzativa è riproducibile in ogni momento, almeno in Occidente.
Non ci si illuda sull'irrepetibilità dovuta al progresso morale: basta che lo si faccia apparire democratico e/o scientifico e tutto passa... (Democrazia e Scienza sono gli idoli del tempo nostro e il nichilismo parebbe più fondarli che abbatterli).


Per di più, cosa vuol dire «valutare» esattamente?
Poter rapportare tutto a un valore economico, cioè a una potenzialità di vantaggio economico quantificabile ultimamente in ricchezza - altrimenti detto: essere pragmatici - non è una tentazione fatale?

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