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09 maggio 2011

La fine della Verità

L'idea dello stato come cosa pubblica in Occidente è occorsa prima di altre accezioni. Quando il diritto non conosceva l'ipertrofismo del tempo nostro, questo principio era appunto questo, un principio - il governo doveva organizzare la vita di una comunità e traeva la leggitimità dalla sua funzionalità, senz'altri orpelli.

Un sentimento morale ha portato alla tirannia dello stato: prima quello di imporre il riflesso di una legge divina sui governi terreni, dopo l'Illuminismo quello dell'uguaglianza. Anche i regimi totalitari del XX secolo sono illuministici alla radice. Sono una delle possibili declinazioni dello stato etico. Persiste l'idea di una comunità di cittadini che deve essere omogenea (anche nell'estrema variazione di sostituire la base razziale a quella giuridica, che per quanto eclatante, fu un'eccezione) che legittimano un governo.
Questa tirannia (che si può fondatamente predicare anche per i regimi sedicenti democratici) non si potrebbe spiegare altrimenti che con il nostro sentimento occidentale della necessità morale della Verità. Se la verità non fosse alla radice un valore morale, la storia sarebbe stata diversa (ammesso e non concesso che una diversità sarebbe mai stata possibile).
Il Cristianesimo ha veicolato il principio della verità assoluta come fonte dell'autorità. Ma questo non è l'insegnamento di Cristo, piuttosto è quello di Platone. Lo stesso Cristianesimo è stato giutiziato dalla Verità, proprio per continuare il suo governo delle cose umane, anche nella sua forma nichilistica attuale - lo stato più moralmente puro della Verità.

Oggi la question è se, alla fine del dominio della Verità, ci sia Kurtz, l'anticristo di Cuore di Tenebra (e Apocalypse Now) - e l ' orrore...
Sì - in questo senso viviamo la Fine della Storia.

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